
Autore: Federico Ferro
Data di pubblicazione: 20 ottobre 2025
ESSERE CONTRO LA GUERRA...FINANZIANDO GLI ARMAMENTI? LA COERENZA CHE SPESSO MANCA NEGLI INVESTIMENTI
La contraddizione che non vediamo
Viviamo in un’epoca in cui sempre più persone si dichiarano contrarie alla guerra e al commercio delle armi. Eppure, spesso senza rendersene conto, molti risparmiatori finanziano proprio quei settori attraverso strumenti d’investimento.
Essere "contro la guerra" non può fermarsi a un post sui social, allo sventolare una bandiera, alla marcia per la pace in piazza, richiede coerenza anche nelle scelte economiche e patrimoniali. (per marcia per la pace, intendo quelle pacifiche… per quelle non pacifiche, mi spiace, ma non è solo questione di coerenza...)
Come si finanziano (indirettamente) gli armamenti
Quando si parla di “finanziare la guerra”, si pensa subito alle azioni di società che producono armi.
Ma oggi il capitale che sostiene l’industria bellica arriva da molte direzioni: azioni, obbligazioni, ETF, fondi comuni e SICAV…
Azioni
Le grandi aziende del comparto “defence & aerospace”, come BAE Systems, Lockheed Martin, Leonardo, Thales, Rheinmetall, solo per citarne alcune, sono quotate in Borsa. Chi acquista le loro azioni, direttamente o tramite un fondo, contribuisce a finanziare le loro attività, comprese quelle legate alla produzione di armamenti.
Per farsi un'idea dell’andamento del settore, questo è il grafico che confronta l’indice azionario mondiale Msci World (in giallo), l’indice che comprende le principali aziende mondiali di tutti i settori e l’indice settoriale Msci World Aerospace & Defence ( in blu) che misura invece l’andamento delle maggiori azioni mondiali del solo settore Difesa e Aerospace (Fonte MSCI)
Ogni commento è superfluo (specialmente per gli ultimi anni…)
Obbligazioni societarie e governative
Molte di queste stesse aziende emettono obbligazioni corporate per raccogliere fondi. Chi le acquista, in cambio di un rendimento cedolare, sta prestando denaro all’industria della difesa.
Ma anche i BTP?
Si, tutti i titoli di Stato (come BTP, Bund, Oat, Bonos, Treasury, Gilt, ecc.ecc. tranne quelli espressamente utilizzati per fini che rispondono a criteri particolari (ad esempio BTP Green) servono a finanziare la spesa pubblica complessiva, che include anche (per la percentuale che ogni governo decide di assegnare ogni anno) la difesa nazionale e gli armamenti. Anche in questo caso, si contribuisce indirettamente, anche se per una piccola parte, a sostenere il settore militare.
(A spanne, per l’Italia, conti 2024, si calcola che ogni 1000 euro investiti in BTP, si stanno prestando all’Italia 6 euro per la difesa e gli armamenti).
ETF, fondi comuni e SICAV
Con ETF, fondi comuni e SICAV, si amplifica il fenomeno, perché si raccolgono enormi volumi di risparmio da investitori privati e istituzionali. Gli ETF globali azionari ed obbligazionari replicano automaticamente indici (come MSCI World o Global Aggregate Bond) che includono anche società della difesa o titoli governativi di Paesi con alta spesa militare. Molti fondi comuni e SICAV detengono, in misura variabile, azioni e obbligazioni di imprese belliche o governi con bilanci militari significativi. Esistono persino ETF e fondi tematici dedicati esclusivamente al settore della difesa e dell’aerospazio. In sintesi, anche chi investe in prodotti, bilanciati, globali o multi-asset, può contribuire involontariamente al finanziamento del comparto militare.
Il questionario MiFID: la coerenza parte dalle risposte alle domande
Il questionario MiFID, obbligatorio per ogni investitore per poter operare sugli investimenti tramite un intermediario, serve a determinare il proprio profilo di rischio, esperienza e obiettivi di investimento.
Dal 2022, la normativa europea ha introdotto anche una sezione dedicata alle preferenze di sostenibilità, che consente di indicare: se si desidera escludere settori controversi (armi, tabacco, fossili, ecc.) e in che misura si vuole che i propri investimenti rispettino criteri ESG o di impatto sociale.
Queste domande non sono formali: sono un’occasione per allineare valori e investimenti.
Molti investitori, però, non sanno come rispondere o non comprendono pienamente le implicazioni.
Un consulente finanziario può aiutare a tradurre le intenzioni etiche in scelte finanziarie concrete, selezionando fondi, ETF e strumenti coerenti con i propri valori, senza limitarsi al “no alla guerra”, o “vorrei la pace nel mondo”, ma scegliendo consapevolmente come far lavorare i propri soldi, senza rinunciare al rendimento.
Finanza etica e sostenibile: una scelta possibile
Esistono fondi ESG, SRI e Impact Investing che:
- escludono settori come armamenti, tabacco o combustibili fossili;
- favoriscono imprese e progetti con impatto positivo su ambiente e società;
- offrono rendimenti competitivi, con crescente attenzione da parte dei risparmiatori.
La finanza come strumento di cambiamento
La sfida quindi non è solo “non finanziare la guerra”, ma orientare il risparmio verso ciò che genera valore umano e sociale. Una consulenza consapevole permette di costruire portafogli coerenti con i propri principi, senza sacrificare la qualità degli investimenti.
Cosa puoi fare?
Se ti interessa poco o solo parzialmente, non ti devi preoccupare, il tuo portafoglio molto probabilmente e’ già allineato con i tuoi valori (anche il tuo questionario MIFID) e potresti avere tra i tuoi investimenti anche qualche societa’ o fondo che le contiene e che in modo diretto o indiretto, fa si che ci siano conflitti armati nel mondo, sia in attacco che in difesa, (ma sempre di guerra si parla), anche in parti del mondo non “cosi alla moda” come quelle di questi tempi…
Se invece vuoi verificare che i tuoi investimenti attuali e futuri siano in linea con le tue scelte e i tuoi principi, contattami per una consulenza gratuita.
Insieme analizzeremo il tuo portafoglio e il tuo questionario MiFID, per costruire un piano di investimenti davvero coerente con i tuoi valori.
Federico Ferro
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