
Autore: Banca Widiba
Data di pubblicazione: 08 luglio 2025
PIR, cosa sono e quali sono i loro vantaggi
I Piani individuali di risparmio (PIR) rappresentano un’opportunità di pianificazione finanziaria e fiscale ancora troppo poco valorizzata. Pur concepiti come strumento di stimolo agli investimenti nel tessuto produttivo nazionale, i PIR si configurano oggi anche come soluzioni utili per ottimizzare l’efficienza fiscale di portafogli complessi e diversificati, in particolare laddove la consulenza mira a coniugare rendimento, personalizzazione e pianificazione di lungo termine. Per questo motivo, è utile comprenderne a fondo la struttura, i requisiti e i benefici, così da integrarli con consapevolezza nella strategia finanziaria di clienti con patrimoni elevati.
Cosa sono i PIR e a cosa rispondono
I Piani individuali di risparmio sono veicoli di investimento introdotti in Italia dalla Legge di Bilancio 2017 con l’obiettivo di canalizzare il risparmio privato verso le imprese italiane, in particolare le piccole e medie imprese. Il principio fondante è quello dell’incentivazione fiscale: in cambio di una destinazione vincolata e di un orizzonte temporale minimo, il legislatore ha previsto l’esenzione dalle imposte sui redditi di natura finanziaria, rendendo i PIR interessanti non solo per i risparmiatori retail, ma anche per una clientela private attenta all’ottimizzazione della fiscalità. I PIR sono strumenti personali e non trasferibili, dedicati alle persone fisiche fiscalmente residenti in Italia, e devono essere costituiti presso intermediari autorizzati come banche, SGR, assicurazioni o SIM.
Come funzionano: struttura e vincoli
Il funzionamento dei PIR è regolato da precisi vincoli di composizione e durata. La normativa prevede che almeno il 70% del portafoglio venga investito in strumenti finanziari emessi da imprese italiane o da imprese europee con stabile organizzazione in Italia. Di questa quota, almeno il 30%deve essere investito in strumenti emessi da imprese non incluse nell’indice FTSE MIB, favorendo così le PMI e le realtà a media capitalizzazione. Il restante 30% del portafoglio PIR può essere allocato liberamente, offrendo una certa flessibilità all’interno di un impianto strutturato. Il vincolo temporale minimo è di cinque anni: il rispetto di tale periodo è condizione necessaria per beneficiare dell’esenzione fiscale su capital gain, dividendi e altri redditi finanziari derivanti dal PIR. È possibile detenere un solo PIR ordinario per persona, con un tetto massimo di 30.000 euro all’anno di conferimenti, fino a un totale complessivo di 150.000 euro. A partire dal 2020, è stata inoltre introdotta una seconda tipologia di PIR, detta "alternativa", rivolta a investitori con maggiore propensione al rischio e che consente conferimenti più elevati, fino a trecentomila euro annui e un plafond massimo di un milione e mezzo.
I vantaggi fiscali e patrimoniali
Il principale vantaggio dei PIR risiede nella totale esenzione dalle imposte sui rendimenti maturati, a condizione che l’investimento venga mantenuto per almeno 5 anni. In un contesto di pianificazione patrimoniale, tale beneficio può assumere una rilevanza strategica, soprattutto laddove si voglia costruire una componente del portafoglio finalizzata alla crescita del capitale in esenzione da tassazione, in coerenza con logiche di protezione, trasmissione e ottimizzazione. Inoltre, i PIR risultano esenti anche da imposte di successione e donazione, rafforzando ulteriormente la loro attrattività nell’ambito della pianificazione intergenerazionale. Per quei clienti che hanno già realizzato posizioni finanziarie con plusvalenze latenti soggette a tassazione futura, l’apertura di un PIR rappresenta anche uno strumento utile per ridurre il carico fiscale prospettico, laddove si vogliano avviare nuovi investimenti in una cornice fiscalmente efficiente. L’assenza di tassazione sulle rendite, a parità di rischio e rendimento, migliora il profilo netto dell’investimento e ne rafforza la sostenibilità nel tempo.
Le implicazioni nella consulenza evoluta
Nell’ambito di una consulenza finanziaria avanzata, i PIR possono rappresentare una leva utile sia per diversificare il portafoglio del cliente sia per attivare un dialogo di valore su temi come il sostegno all’economia reale, l’attenzione alla fiscalità e la costruzione di portafogli “a finalità”. La natura vincolata e la composizione obbligata dei PIR richiedono al consulente una capacità di selezione attenta e coerente, ma anche un accompagnamento attivo nel tempo, soprattutto nella fase di monitoraggio e ribilanciamento delle componenti non vincolate. Per clienti con patrimoni complessi, i PIR possono affiancarsi a trust, polizze unit linked, fondi dedicati e gestioni patrimoniali, inserendosi come elemento tecnico a supporto di obiettivi specifici. Laddove il cliente sia titolare di un’impresa o abbia una particolare sensibilità per il sistema produttivo italiano, i PIR possono inoltre offrire una narrativa coerente con il suo profilo valoriale, accrescendo la profondità della relazione consulenziale.
Il ruolo dei PIR in un contesto macro e normativo in evoluzione
Negli ultimi anni il quadro normativo dei PIR è stato oggetto di modifiche e aggiornamenti, volti a rafforzarne la capacità di indirizzo verso l’economia reale. La nascita dei PIR alternativi ha ampliato la gamma di soluzioni accessibili, consentendo anche investimenti in strumenti illiquidi, fondi di private equity, venture capital e mini-bond. Sebbene questi strumenti comportino un livello di rischio e di complessità superiore, essi possono risultare interessanti per clienti che desiderano accedere a economie di crescita e opportunità non quotate, all’interno di una cornice incentivata e regolamentata. In parallelo, la crescente attenzione della normativa fiscale ai temi dell’efficienza e della trasparenza suggerisce una valorizzazione consapevole dei veicoli PIR, anche come risposta strategica ai possibili futuri interventi in materia di fiscalità sulle rendite.
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